«Nello stesso modo in cui si raccolgono farfalle e francobolli, lui accumulava rimpianti…».
Karl, protagonista del romanzo e alter ego dell’autore, ci racconta in un peculiare gioco temporale del suo ritorno alla terra albanese e del suo esilio volontario e doloroso. Ters, immaginaria città albanese e città natale del protagonista, viene creata come teatro perfetto per la messa in scena dei temi cari all’autore e fondamentali per il mondo contemporaneo: identità, appartenenza, libertà, displacement. Con la delicatezza e l’ironia che lo contraddistinguono e un coinvolgente intreccio di storia e finzione, l’autore racconta di uno spaccato d’Europa ancora “lontano”, una storia che si fa universale e che sembra porre il lettore davanti a domande che sfidano ad andare più a fondo: dove e come prendono forma le radici dell’uomo?
Dopo lo straordinario successo in Grecia, Albania, Italia e Stati Uniti di μικρό ημερολόγιο συνόρων (Breve diario di frontiera, Del Vecchio Editore, 2015), Kapllani torna con questo romanzo in cui il gioco letterario e l’alternanza del tono saggistico e della narrazione poetica rendono il senso e la necessità del racconto per la memoria collettiva.